MVP: cos’è un Minimum Viable Product e quali sono i suoi vantaggi

Un approccio agile per validare la propria idea di business

Nel mondo delle startup si sente parlare sempre più di MVP, ma di cosa si tratta? Cosa si nasconde dietro questa sigla misteriosa? No, non si tratta del famoso premio Most Valuable Player assegnato dall’NBA al giocatore che si è più distinto in campo nella regular season; nel mondo delle imprese, MVP è acronimo di Minimum Viable Product, che potremmo tradurre in italiano con “prodotto minimo utilizzabile”, ed è una soluzione particolarmente utile quando si deve sviluppare un prodotto innovativo e si vogliono contenere i costi iniziali.

Solo per fare qualche esempio (che approfondiremo in seguito), l’MVP ha consentito il successo di realtà come DropBox, Airbnb e Zappos, tutte aziende che oggi valgono milioni di dollari.
Detto questo, non ci resta che scoprire di più su come funziona l’MVP e quali sono i suoi vantaggi per un’impresa. Ecco quali punti tratteremo in questo articolo:

MVP: significato

Un Minimum Viable Product può essere definito come la versione minima funzionante di un prodotto o servizio, con caratteristiche e funzioni essenziali ma che sono in grado di attirare l’attenzione dei clienti e soddisfare un loro bisogno.

L’MVP è l’elemento base che permette di andare sul mercato e di essere pagati per il prodotto o servizio che si propone.


Dobbiamo precisare però che, più che di un prodotto in sé, l’MPV è una metodologia di sviluppo tipica del metodo Lean Startup teorizzato da Eric Ries. Grazie a questa metodologia è possibile contenere i costi iniziali di produzione, sondare il terreno per il successo del prodotto/servizio e utilizzare i feedback dei clienti iniziali per svilupparlo e migliorarlo.

Ora che abbiamo chiarito cosa vuol dire MVP, facciamo un esempio pratico per spiegare questo approccio. Poniamo caso che il bisogno del cliente sia quello di spostarsi da un punto A ad un punto B, bisogno che può essere soddisfatto con un’automobile.

L'MVP: metodologia

Nella metodologia di sviluppo di un prodotto classica (waterfall), che richiede lunghi tempi di analisi, progettazione e realizzazione, il cliente non sarà soddisfatto fino alla fase finale, ossia quella in cui l’azienda avrà terminato di assemblare le ruote, il telaio, il motore, la carrozzeria e quant’altro (spendendo molti soldi, tempo e risorse per creare il prodotto).

Con la metodologia MVP, invece, la soddisfazione del cliente arriva prima, poiché gli viene fornita subito una soluzione veloce ed essenziale, ma funzionante, per spostarsi da un punto A ad un punto B (lo skateboard), e nel frattempo vengono sviluppate soluzioni sempre più avanzate, fino ad arrivare all’automobile.

I vantaggi di un Minimum Viable Product

L’MVP è utile sia a chi sta aprendo una startup, sia alle grandi aziende che desiderano lanciare sul mercato un nuovo prodotto, perché consente di:

  • Lanciare un prodotto o servizio sul mercato rapidamente e con costi e risorse ridotte (cosa particolarmente utile nel caso delle startup), minimizzando le perdite in caso di insuccesso.
  • Capire se le ipotesi, fatte in fase di ideazione, sulle modalità per soddisfare un bisogno da parte degli utenti sono giuste o sbagliate.
  • Vedere se c’è un interesse reale da parte del mercato.
  • Attirare l’attenzione da parte di eventuali investitori.
  • Ottenere feedback da parte di clienti veri e informazioni su cui lavorare per migliorare il prodotto.

In poche parole, soprattutto nel caso delle startup, un Minimum Viable Product consente di testare la propria idea in modo veloce e pratico, limitando i costi e i rischi.

Esempi di MVP

Abbiamo visto cos’è un Minimum Viable Product e quali sono i benefici per un business, ma quali sono alcuni esempi di successo? Per capire l’importanza di questa metodologia, vi proponiamo tre casi famosi di MVP: DropBox, Airbnb e Zappos.

L’MVP di Dropbox

Come ci ha raccontato Gianluca Stamerra nel suo webinar “Come ridurre il rischio nell’aprire una startup”, agli inizi di Dropbox la tecnologia e le risorse economiche e di personale necessarie per sviluppare questo servizio erano ingenti, troppo per una startup in fase iniziale e che non era sicura che il prodotto interessasse realmente a qualcuno. Dopo aver trovato degli investitori iniziali, Drew Houston, fondatore e CEO di Dropbox, ebbe un’idea: creare un video che simulasse l’esperienza di Dropbox.

Nel video che potete vedere qui sotto (in inglese), Houston mostrava il funzionamento di Dropbox con un po’ di humor. Il video divenne subito virale tra gli early adopters, e in una sola notte le richieste per la versione beta di Dropbox passarono da 5.000 a 75.000, mostrando la reale richiesta di mercato. Grazie a questo video (l’MVP) Houston ha potuto dimostrare agli investitori che gli utenti erano realmente interessati al prodotto.

L’MVP di Airbnb

Era il 2007 quando i fondatori di Airbnb notarono che gli hotel di San Francisco erano tutti al completo in occasione del’Industrial Design Society of America Conference (IDSA). Ebbero quindi un’idea: creare un sito costituito da una sola pagina, in cui proponevano in affitto dei posti letto nel loro appartamento. Grazie a questo MVP ricevettero subito tre richieste da parte di utenti interessati a pagare per il servizio, e capirono che il potenziale era davvero enorme. Nel periodo successivo ritentarono questa strada in occasione di altri eventi, aggiungendo nuovi host e corredando il sito con foto professionali delle case disponibili.

Nel 2009 furono notati da Paul Graham che li invitò a prendere parte al suo acceleratore. Oggi Airbnb è un colosso presente in 191 paesi.

L’MVP di Zappos

Forse poco conosciuto in Italia, Zappos è un e-commerce di calzature e abbigliamento che conta più di 1500 dipendenti e un fatturato di più di 2 miliardi di dollari. Tuttavia, tutto è iniziato con poco.

Era il 1999 e Nick Swinmurn, il suo fondatore, non riusciva a trovare un paio di scarpe da ginnastica adatte alle sue esigenze nel negozio vicino a casa. Ebbe così l’idea di iniziare a vendere scarpe online, ma questo comportava dei costi alti per fare un inventario di scarpe, comprare i modelli e le misure più richieste, gestire gli ordini, il magazzino e le eventuali rimanenze. Per risolvere questo problema e validare la sua idea di business fece una cosa brillante: andò nei negozi di scarpe reali della sua zona, scattò foto ai modelli di calzature e le pubblico sul suo sito web. Una volta che un cliente acquistava un paio di scarpe online, Nick si recava nel negozio, lo acquistava e lo spediva al suo cliente.

In questo modo Nick ha potuto validare la sua idea di business e dare il via a Zappos.